giovedì 26 febbraio 2015

Di alberghi, standard minimi e altre avventure.

Veduta dal ristorante del The Nicolaus Hotel di Bari

Questo è un post ad utilità sociale, a mio modesto avviso: sono mesi che voglio scriverlo e non ho mai tempo; stasera, essendo obbligata dalla più grande stanchezza dopo il big bang a rimanere in albergo saltando la cena, finalmente forse ce la faccio. Si tratta pur sempre di un racconto di esperienze, e quindi ci sta tutto in questo blog, peraltro fermo da mesi e mesi.
Allora, sarà l'età che avanza, sarà che non sono più malleabile come quando facevo le traversate con le amiche per la Grecia/Sardegna buttata per terra a dormire perché non avevamo cabina, o nei treni stipati tipo carro bestiame nelle infinite trasferte nord-sud e viceversa ai tempi dell'università, ma sono diventata estremamente esigente per quanto concerne gli standard qualitativi delle strutture ricettive. 
Mi spiego meglio: probabilmente sono anche un po' sfigata, per cui le becco tutte io le situazioni limite, ma secondo il mio parere c'è anche qualcosa che non va nelle strutture sul mercato.
Dando per assodato che è finito da un pezzo il tempo di chiedere ospitalità ad amici/parenti (vabbè, facciamo amici e basta) durante le trasferte, e che le trasferte (poche) che mi capita di affrontare negli ultimi anni sono quasi sempre per lavoro o per cose che non vorrei mai fare, la mia scelta cade quasi sempre su strutture alberghiere che mi danno quantomeno la garanzia che, se viaggio sola, ci sia sempre qualcuno in reception che mi può dare una mano se, nell'ordine, 1) mi sento male 2) tentano di entrare in camera 3) ci sono problemi tecnici di tipo acqua, luce, etc. 4) terremoti e calamità dovessero incombere.
Se non sono sola sperimento anche i b&b, ma siccome di solito viaggio in modalità single, come peraltro nel resto della mia esistenza, preferisco gli alberghi. E qui casca l'asino, perché le casistiche nelle quali sono incappata ultimamente sono variegate ma sempre carenti di:
1) pulizia dei bagni: in pochi casi, per fortuna, ma un paio li posso anche contare, uno in Grecia (e volendo ci può stare), l'altro in un hotel 4 stelle italiano (e qui ho dedotto che le stelle le avessero comprate al mercato nero);
2) salubrità dell'ambiente: è il caso di oggi, a Bari, sono da tre giorni in un albergo in centro dove soggiornano anche i colleghi nordici in trasferta. Hotel 4 stelle, con solo una parte delle stanze ristrutturate, il resto no, risalente a 25 anni addietro, e ovviamente quando mi sono decisa io a chiamare per prenotare erano rimaste solo le stanze della serva a mi sono accontentata per non dividermi dal gruppo. Il risultato è che da tre giorni non so cosa respiro e ho la bocca che mi si riveste di carta vetrata non appena varcata la soglia della stanza. Pertanto sono arrivata alla conclusione che la simpatica moquette che riveste il pavimento sia minimo infestata dai batteri della legionella e lo scopriremo solo vivendo se di questo moriremo (plurale maiestatis);
3) spazi vitali: in un paio di casi le stanze erano talmente piccole e i letti talmente ingombranti che se aprivi la valigia dovevi chiudere l'armadio e viceversa. 
4) riscaldamento: o si gela per termosifoni rotti e, dopo lagnanze e doglianze ti piazzano lo scaldino del 1850 in camera, che fa rumore e puzza; oppure si crepa dal caldo per colpa di riscaldamenti centralizzati che non si riesce a calmierare in alcun modo, spesso gettanti aria dall'alto (altri guai respiratori);
5) la doccia: è il caso odierno, ogni volta che apro il rubinetto della doccia posso anche sprecare 200 mila litri di acqua senza che ne esca un filo tiepida. Quando poi, dietro sollecitazione in reception, si decidono a controllare, viene fuori la lava dell'Etna. Per cui, tipo stasera, quando finalmente decidi che ce la puoi fare a trascinarti dentro la cabina, ti maledici da sola per averci anche solo pensato;
6) l'asciugacapelli: mitico strumento dei quali gli alberghi spacciano surrogati che non asciugherebbero nemmeno la barbetta delle capre, per essere buoni, e se ne chiedi uno ti guardano male e ti passano un aggeggio dell'era napoleonica, ma almeno le apparenze sono salve;
7) tv: accessorio praticamente inutile nel 90% dei casi perché non c'è quasi mai segnale sul digitale e ti ritrovi a scrivere post deliranti l'unica sera in cui ti fermi e non hai nemmeno la distrazione di una qualunque cazzata televisiva (e finisce che ti manca perfino Michele Santoro e le sue smenate pontificatorie);
8) letto: non è il caso odierno, almeno questo fortunatamente, il letto è comodissimo, ma a Roma mi è capitato recentemente di avere un letto che più scomodo non si poteva e ho sperimentato anche la sotto-categoria del divano-letto, sderenante, peraltro nella notte più buia della mia esistenza;
9) copriletto: parliamone. La categoria del fetido copriletto, damascato e non, che appena arrivi in stanza devi eliminare fisicamente perché incontrollabile ricettacolo di porcherie è una delle mie più grandi fisse. E c'è praticamente dappertutto, o quasi, come dirò di seguito.

Ma siccome si dice il peccato ma non il peccatore, farò invece i nomi solo dei posti nei quali ho avuto esperienze positive che sono, in ordine di tempo dal più recente, il Nicolaus Hotel di Bari, posizione semicentrale, perfetto per qualità/prezzo, con ottimo servizio ristorante e brunch per pranzo. C'è la moquette anche lì ma la puliscono tutti i santi giorni approfonditamente e se hai un problema te lo risolvono in men che non si dica e soprattutto hanno le trapuntine leggere ma bollenti insaccate nel sistema lenzuola che viene cambiato ogni giorno risolvendo l'annoso problema copriletto.
Carino ho trovato anche l'Hotel Plaza Opera di Palermo, con una bella colazione, vicinissimo al Politeama; e un comodissimo Best Western milanese, praticamente in centro, con prezzi abbordabili per la città, l'Astoria.
Per il resto fatico a trovare qualcosa da suggerire con tranquillità, e comunque il sonno ha preso il sopravvento, e, dopo aver verificato con sgomento che anche la parete alla testa del letto è rivestita di moquette, mi rassegno a dormire con la testa dal lato piedi, che forse è meglio se non voglio passare anche questa notte in apnea.
La prossima volta mi sa che è meglio se resto a casa!  

3 commenti:

  1. Torniamo in Grecia!
    Ilaria la camicia alla Nutella ci aspetta ;-)
    Stavolta però affittiamo una Ferrari ;-)

    (nostalgica pure io) :-*

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  2. ops... intendevo Sardegna, non Grecia :-O

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